Romanzo sulla scuola per l'eredità surreale di Maurizio Salabelle

Maurizio Salabelle è scomparso un anno fa. Era, tra i "nuovi" scrittori italiani, una delle voci più originali, sopratutto per quel suo rivisitare la realtà in chiave visionaria, con una scrittura secca, all'insegna dell'iperrealismo e di una svagata e a volte surreale cavalcata all'interno dei luoghi comuni. E lui, che tra gli scrittori che più amava, citava Manganelli e Walser, Perec e Mastronardi, Tozzi e Flaubert, sapeva bene cos'era il luogo comune e come descriverlo sulla pagina, così da ottenere un effetto comico, all'insegna di una velata ironia che rendeva i suoi interni piccolo borghesi, senza identità né di luogo né di spazio, ambienti ideali per strepitose avventure meccaniche che non sfuggivano alla sfera umoristica. Salabelle era nato a Cagliari nel 1959 e nel giro di un decennio, quello degli anni Novanta, si era imposto con una serie di romanzi, molto apprezzati anche da Gianni Celati. Rispetto al suo lavoro Salabelle aveva detto: «Come un motore può essere applicato a un'automobile, a una pompa idraulica o a un generatore, così ogni romanzo ha il suo tema. Nel mio caso il tema è sempre lo stesso: i rapporti interpersonali, le difficili e goffe relazioni che ciascuno di noi intrattiene con coloro che lo circondano». Sono anche i temi che ricorrono nel suo capolavoro, Il maestro Atomi, uscito da Comix nel 1997, poco visto e da tempo introvabile. Poco prima di morire Salabelle aveva voluto ritornare su questa sua opera, rivedendola e correggendola. Ora la nuova edizione viene pubblicata dall'editore svizzero Casagrande. E' un altro libro sulla scuola, un grande libro di invenzione, che riporta al tempo della tarda infanzia, dov'è cruciale il discorso sulla crescita, ma anche delle prime emozioni forti, del confronto con gli altri. La sua struttura è poliedrica e si potrebbe definire anche come «un insieme di racconti con gli stessi protagonisti e gli stessi luoghi, come se fossero le avventure di una classe scolastica». Troviamo la rigidità del maestro Atomi che nasconde inverecondi segreti esistenziali, ma anche supplenti completamente avulsi da qualsiasi logica didattica e naturalmente il mondo dei ragazzi, quella classe di 39 alunni, tutti maschi, protagonista di queste storie, con il loro sguardo spietato sulla realtà e su chi li educa. Salabelle porta verso il paradosso il suo discorso sulla scuola, sottintendendo una richiesta di autenticità, che emerge tra le avventure che raccontate in breve sembrano fumetti, ma che la scrittura di Salabelle sa trasformare in un divertissement assai raffinato. Come interpretare altrimenti una delle avventure più esilaranti, quella di una gita in Giappone, in cui gli alunni sono accompagnati da un criminale che si nasconde dietro i ruolo di ispettore?

Fulvio Panzeri
L'Avvenire
25 settembre 2004